Anche se gli italiani non sono ancora molto preparati sull’argomento (vedi la ricerca di Accenture, da cui risulta come circa l’87% dei duemila intervistati non ne abbia mai sentito parlare), l’Internet of Thing (ovvero l’Internet delle cose) sta crescendo in maniera esponenziale.
Con questo termine si indica una famiglia di tecnologie il cui scopo è rendere qualunque tipo di oggetto un dispositivo collegato a Internet per permettere non solo alle persone di parlare con le macchine, ma anche agli oggetti di dialogare direttamente tra loro. Se vogliamo andare ancora più nello specifico, si tratta della rete di apparecchiature e dispositivi (ma non pensiamo ai i computer) che connessi a Internet, riescono a scambiare dati con altri oggetti connessi: possono essere sensori per il fitness, automobili, radio, impianti di climatizzazione, ma anche elettrodomestici, lampadine, telecamere, pezzi d’arredamento. Le cose interagiscono con il mondo circostante, in quanto è dotate di “intelligenza”, ovvero riescono a reperire e trasferire informazioni tra rete internet e mondo reale.
Dalla ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano emerge l’ottimo stato di salute dell’Internet of Things in Italia che con l’indotto rappresenta oramai il 50% dell’intero mercato ICT. I settori che hanno inciso di più in questa crescita sono quello delle utilities (pensiamo ai contatori dell’energia elettrica, per esempio) e quello delle auto connesse ai dispositivi di rilevazione chilometraggio, delle assicurazioni.
L’internet of Things quindi sta vivendo una fase di sviluppo crescente: le stime parlano di 50 miliardi di dispositivi che saranno connessi nel 2020, con una media quindi superiore ai 6 per persona.
Le aziende saranno sempre più obbligate ad adattare il loro modello di business all’IoT per non rischiare di compromettere il proprio futuro: grazie alla rivoluzione portata dall’Internet of Things si sta passando da un business focalizzato sulla commercializzazione di prodotti ad un modello di business incentrato sulla vendita di servizi. Basta pensare alla domotica: con i nuovi apparecchi collegati ad interenet, il cliente deve compiere una procedura di registrazione tramite la quale viene creato un profilo dell’utente il che consente non solo di customizzare il funzionamento del prodotto alle sue abitudini, ma soprattutto consentirà di fornire una serie di servizi a valore aggiunto ai clienti. In questo modo le aziende avranno la possibilità di raccogliere preziose informazioni sulle performance dei propri prodotti, ma anche dati personali dei loro clienti.
«L’Industrial Internet of Things è oggi una realtà e può aiutare a migliorare la produttività e a ridurre i costi – sottolinea in un comunicato Paul Daugherty, chief technology officer di Accenture -. Tuttavia il suo pieno potenziale economico sarà raggiunto solo se le aziende saranno capaci di andare oltre l’uso della tecnologia digitale al solo fine di migliorare l’efficienza, e riconosceranno il valore che i dati hanno nel creare nuovi mercati e flussi di ricavi».
Oltre alla possibilità di migliorare i propri prodotti, si svilupperanno sempre di più nuove opportunità di business per le aziende legate alla diffusione di piattaforme di sviluppo e realizzazione di soluzioni di connettività; un altro ambito di crescita sarà rappresentato dai system integrator e delle società di consulenza.
La rivoluzione dei modelli di business delle aziende dovuta all’Internet of Things e le sue implicazioni saranno oggetto dell’evento organizzato per il prossimo 31 maggio 2016 presso la sede di Microsoft dall’associazione IoTItaly.
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